Fratture dello scafoide - Dr. Alberto Lazzerini
347947
portfolio_page-template-default,single,single-portfolio_page,postid-347947,eltd-cpt-2.1,ajax_fade,page_not_loaded,,moose child-child-ver-1.1,moose-ver-3.1,vertical_menu_enabled, vertical_menu_left, vertical_menu_width_290, vertical_menu_transparency vertical_menu_transparency_on, vertical_menu_with_floating,side_menu_slide_with_content,width_370,blog_installed,wpb-js-composer js-comp-ver-6.0.3,vc_responsive

Fratture dello scafoide

Descrizione

Lo scafoide e’ un osso del carpo, che svolge una funzione fondamentale nell’articolazione del polso. E’ dotato di una mobilita’ molto complessa che si svolge su piu’ piani favorendo le migliori possibili condizioni di movimento della mano rispetto all’avambraccio. Ha una forma molto complessa che gli consente di articolarsi con piu’ ossa vicine; l’80% della sua superficie e’ ricoperta di cartilagine articolare.
Per questi motivi la sua integrita’ e’ fondamentale per una corretta funzione del polso.
Lo scafoide e’ anche piuttosto esposto e vulnerabile ai traumi, come avviene spesso in caso di caduta in cui il naturale atteggiamento di difesa ci porta a proteggerci appoggiano prima a terra le mani.
Le particolari condizioni vascolari dello scafoide ( riceve nutrimento da un’unica arteria), ne rendono piuttosto difficoltosi i processi riparativi, tant’e’ vero che una frattura dello scafoide impiega piu’ tempo di altre ossa a riparare, e se non trattata correttamente frequentemente non guarisce. Si instaura in questo caso quella che viene definita “pseudoartrosi”.
Una frattura dello scafoide non guarita puo’ essere tollerata piuttosto bene, il dolore tende a ridursi con il tempo e la funzione motoria viene ripresa con minime limitazioni.
A lungo andare pero’ la presenza della frattura non guarita determina una condizione di instabilita’ meccanica del polso che progressivamente porta ad una usura precoce delle articolazioni del polso ed alla comparsa di una artrosi anche grave e fortemente invalidante, per la quale spesso si rendono necessari interventi chirurgici che possono comportare una significativa riduzione della mobilita’ e della funzione del polso.

Diagnosi

In caso di trauma del polso con sospetta frattura dello scafoide e’ necessario eseguire radiografie del polso in proiezioni standard + una proiezione obliqua specifica per lo scafoide.
Questo esame e’ sufficiente per mettere in evidenza le fratture scomposte, puo’ non mostrare una frattura composta (cioe’ senza allontanamento dei frammenti ossei), se non dopo qualche giorno dal trauma.
In questi casi e’ necessario eseguire una TAC, che mette in evidenza anche le fratture misconosciute.
In caso di impossiblita’ ad eseguire la TAC e’ buona norma immobilizzare il polso per 7-10 giorni ed eseguire nuove radiografie al termine di questo periodo, dopo il quale anche le fratture misconosciute si rendono visibili.

 

Terapia

Esistono numerose opzioni terapeutiche per le fratture dello scafoide.
Le fratture semplici e composte posso essere trattate con una immobilizzazione in un apparecchio gessato. L’immobilizzazione va protratta piu’ a lungo rispetto ad altre fratture data la difficolta’ dello scafoide a consolidare, a volte i fenomeni riparativi non avvengono nonostante una corretta immobilizzazione.
La chirurgia offre oggi opzioni terapeutiche a bassa invasivita’, che migliorano le possibilita’ di guarigione dello scafoide e riducono drasticamente i tempi di immobilizzazione, che in alcuni casi non e’ necessaria per nulla. l’intervento consiste nell’infissione di una vite attraverso una piccola incisione cutanea, viene eseguito in pochi minuti con una anestesia periferica e non necessita di ricovero.
Piu’ complesso e’ il trattamento chirurgico delle pseudoartrosi, cioe’ delle fratture non guarite.
In questi casi oltre alla stabilizzazione con la vite o altri mezzi di sintesi e’ necessario rimuovere la parte dello scafoide interessata dalla frattura non guarita e sostituirla con un trapianto di osso. Quest’ultimo puo’ essere a seconda dei casi o un semplice frammento di osso prelevato al paziente dal bacino o da altre sedi anatomiche, oppure un piu’ sofisticato trapianto osseo vascolarizzato, che a fronte di una tecnica piu’ complessa che richiede competenze microchirurgiche consente un apporto di sangue allo scafoide migliorandone le condizioni biologiche.
La scelta del tipo di tecnica da utilizzare dipende dalle condizioni specifiche e va stabilito di volta in volta per ogni singolo paziente, ma e’ importante che il chirurgo abbia dimestichezza con tutte queste tecniche, e’ pertanto opportuno affidare questi casi ad un chirurgo della mano esperto.

Scopri tutte le patologie della manoScopri tutte le patologie della mano